martedì 27 novembre 2007

IL GRANDE INTERROGATIVO
PERCHE' LE PRIME SCIMMIE ANTROPOMORFE HANNO ASSUNTO LA STAZIONE ERETTA?

Su tutti i testi scientifici e di Paleoantropologia è presente il grande interrogativo:

"Perché ad un certo punto un tipo di scimmia, si suppone, il Proconsul si è erecto sulle zampe poste­riori ed ha assunto la stazione eretta?".
Questo tipo di postura è in netto contrasto con la struttura fisica dell'animale di allora.

Era svantaggiato sotto tutti i punti di vista e soprat­tutto nella velocità:
gli alluci che divergevano all'e­sterno dei piedi come i pollici delle mani non pote­vano dare la spinta necessaria alla deambulazione bipede;
per non parlare di tante altre caratteristiche importanti:
il bacino, i visceri, la testa, l'arco planta­re, la circolazione sanguigna, ecc. Eppure la corsa era allora, per quegli esseri, un fatto­re vitale sia che si assumesse il ruolo di predatore che quello di preda.
Immaginiamoci dei cani che decidessero di punto in bianco di vivere la propria esistenza ritti sulle zampe posteriori!
Quale avvenire potrebbero avere nell'im­mediato ?
Eppure questo è avvenuto con il "Proconsul", tra i 7 e gli 8 milioni di anni f
a.
La scienza ha cercato di dare una motivazione logica a questa forzatura:

chi ha sostenuto che per soprav­vivere nella savana si era costretti a scrutare al diso­pra dell'erba alta, chi per la necessità di avere le mani libere per trasportare materiali, provviste, maneggia­re bastoni per la difesa - offesa, e tante altre motiva­zioni più o meno azzardate.

Questi interrogativi mi hanno sempre affascinato finché non no appreso della scoperta del "Sahelantropus Tciadensis", un ominide di 7 milio­ni di anni fa rinvenuto nel deserto del Diurab, parte del deserto del Sahel, centro Africa, Ciad. La curiosità mi ha spinto ad approfondire la storia di questo territorio e d'un tratto ho intuito il motivo dell'improvvisa adozione della postura eretta da parte di quegli animali.
Il territorio del Ciad, che comprende l'attuale lago omonimo, in epoca pliocenica, guarda caso 8/9 milioni di anni fa, era una immensa pianura alluvio­nale; i fiumi che vi convergono tuttora, lo Sciari ed il Logone oltre ad altri minori, saturano periodica­mente tutta la depressione con acque che raggiungo­no 30/40 centimetri di altezza ecf in alcuni punti 1 metro ed oltre.
Questo evento, che non si verifica regolarmente con piene annuali, succede ad intervalli di centinaia di anni con piene eccezionali ed interessa un vasto ter­ritorio di circa 2 milioni di km_, al punto che tutta le depressione viene definita "Bacino Paleociadiano".

È certo che in epoche remote questo immenso territorio abbia comunicato con 1 attiguo bacino del Niger. Il bacino non possiede emissari per cui le acque che vi convergono non hanno sfogo restando ovunque presenti e poco profonde.
La zona attuale, il lago Ciad, rappresenta l'ultimo avanzo di una grande depressione a poco a poco colmata dalle sabbie e per la maggior parte dominate dalla flora e dalla fauna palustri che vi si alternano con banchi di sabbia soggetti aperiodiche sommersioni ed emersioni, senza alberi con folti canneti.
Durante i periodi interglaciali la depressione subì variazioni di livello e di estensione attestati dai depo­siti alluvionali e dalle dune di sabbia ricche di mate­riali sedimentari fossili e rocciosi provenienti dai monti del Tibesti. In questo quadro è facile immaginare una zona inizialmente di foresta dove le scimmie vivevano una vita prettamente aerea di bracheazione.

Ma che cosa poteva succedere una volta che l'intera zona, parliamo di 2 milioni di km_ (5/6 volte l'Italia) fosse stata improvvisamente allagata da una straordinaria piena del vicino bacino del Niger? La zona avrebbe velocemente perduto la caratteristica di foresta assumendo immediatamente la struttura di una vasta palude con un livello di acque poco profonde ma uniformemente diffuse sull'intera vastità della zona - ricordiamo 30/40 cm di altez­za.
Che altro resta­va da fare a quelle povere , scimmie se non drizzarsi sulle zampe posteriori e prendere in braccio i propri j piccoli?
In poche genera­zioni avrebbero apprezzato il van­taggio di avere le mani libere ed imparato a camminare erette.
Le successive modificazioni fìsiche intervenute durante le varie fasi di Ominazione hanno portato all'attuale "Uomo" la cui struttura fìsica, modificata­si nel tempo, è un vero capolavoro d'ingegneria che soltanto la natura poteva operare.
Come intuito da Darwin, quando avviene un cam­biamento radicale in una specie, questa accentua rapidamente la propria evoluzione e trasformazione per adattarsi al meglio alle nuove esigenze.

La stazione eretta che può essere assunta eccezional­mente da pochi animali e per un brevissimo tempo è divenuta stabile nell'Uomo che nel tempo ha subi­to notevoli mutazioni strutturali tali da renderlo completamente bipede, a stazione eretta perenne; quali sono state nel tempo queste mutazioni?.


  1. il foro occipitale, che mette in comunicazione le terminazioni nervose del cervello con la spina dorsale, si è man mano portato al disotto della scatola cranica in modo da reggere il cranio in equilibrio sull'asse verticale elei corpo.
    Questo ha permesso un alleggerimento dei muscoli del collo e della nuca e la possi­bilità di ampliamento del cervello e quindi dell'intelligenza.
    Tutti gli altri mammiferi quadrupedi hanno la testa completamente pendula in avanti e forti muscoli del collo e della nuca per la tenuta in sospensione continua della stessa.

  2. La colonna vertebrale, che sostiene tutto il corpo, si è modificata aggiungendo dischi e cuscinetti tra Te ver­tebre per poter assumere posizioni meno rigide e più elastiche per favorire i pie­gamenti laterali e flessioni in avanti e sollevare oggetti o pesi notevoli.
  3. Le gambe si sono irro­bustite per sostenere tutto il corpo nella deambulazione, che praticamente è un conti­nuo cadere in avanti frenato dal piede che avanza e che trattiene la caduta mentre l'altro spinge tutto il corpo ancora in avanti; mentre qualsiasi altro animale, ad eccezione degli uccelli, spinge con le zampe posteriori
  4. I femori si sono irrobustiti, allungati ed arcuati per permettere alle ginocchia di unirsi a sostegno e Fulcro di tutto il corpo.
  5. L'alluce, che sporgeva in fuori come il pollice della mano permettendo la presa sui rami degli alberi, si è allineato alle altre dita ed irrobustendosi notevol­mente dà la spinta in avanti a tutto il corpo nella deambulazione (la frattura o il non utilizzo dell'allu­ce costringe alla claudicanza).
  6. La pianta del piede che si è inarcata permette un maggior molleggiamento di tutto il corpo nella deambulazione (coloro che hanno i "piedi piatti" si muovono adagio, con più fatica e si stancano enor­memente).
  7. Il bacino si è disposto per l'appunto a "bacino" per racchiudere i visceri, mentre le ali iliache si sono allargate e girate in avanti per sostenere i femori ed i muscoli glutei.
    E tante altre modificazioni minori rispetto all'ani­male originario, la scimmia antropomorfa.


Tutte queste basilari caratteristiche permettono agli studiosi di stabilire se i fossili di un antico individuo possono essere attribuiti a un bipede o ad un qua­drupede.

A corollario di quanto sopra esposto ci sono una infinità di altre situazioni che dovranno essere rive­dute: iniziando dalla culla dell'Umanità, la zona nella quale è iniziata la storia dell'Uomo che non potrà più essere identificata nell'Africa Orientale, nel Kenia o nell'Etiopia come si era creduto fino ad ora, ma nel Centro Africa, nel Bacino Paleociadiano nel Ciad.

Tutto questo ci porterà inevitabilmente a rivedere le teorie avanzate fino ad ora sull'evoluzione degli Ominidi e la stessa stazione eretta che erano state messe in stretta relazione con le conseguenze clima­tiche, strutturali - ambientali determinatesi a segui­to della frattura della Rift Valley dell'Africa Orientale.

ORA LA STORIA DELL'UOMO APPARE PIÙ SEMPLICE E PIÙ LINEARE.

Le scimmie antropomorfe, ed in particolare una famiglia di queste particolarmente dotate, successi­vamente chiamata 'Proconsul" ( dal nome di una scimmia del giardino zoologico ai Londra), a segui­to di un cataclisma avvenuto in epoca pliocenica, 8/9 milioni di anni fa, nel Bacino Paleociadiano nel Ciad, Centro Africa, allagatosi e trasformatosi da foresta in immensa palude, per sopravvivere ha dovuto alzarsi sulle zampe posteriori e tenere, usan-do le mani e le braccia, ì piccoli in sospensione. J Vista l'immensità del territorio, da 5 a 6 GITI volte l'Italia, ha dovuto vivere per diverse generazioni in questo stato di necessità abituan­dosi adualmente al bipedismo, ma nel con­tempo traendo vantag­gio dall'uso delle mani rese libere.
Successivamente a causa delle frequenti inondazioni e deser­tificazioni che ren­devano la zona insalubre anche per gli antropoidi di allo­ra, è iniziata una lenta migrazione verso l'Oriente dell'Africa. Questi esseri, ormai abituati al bipedismo ed all'uso delle mani, anche se giunti su terreni asciutti hanno mantenuto la stazione eretta.
Abbiamo scoperto le tracce sempre più frequenti di questa migrazione che gradualmente si spostavano in Etiopia, Kenia, Tanzania, Sud Africa, abbraccian­do tutta l'Africa Orientale ed Australe. Ed eccone le tracce salienti:

Proconsul Africa Cetrale da 15 a 8 milioni
Sahelanthropus tciadensis Ciad 6,8 - 7 milioni
Orrori n tugenensis Kenia 6 milioni
Ardipithecus ramidus kadabba Etiopia 5,5 milioni
Australopithecus Etiopia 4.5 milioni
Australopithecus anamensis Etiopia 4 milioni
Australopithecus afarensis Etiopia 3.6 milioni
orme di Laetoli Eipedismo Tanzania 3,5 milioni
Australopitecus africanus Sud Africa 2,5 milioni
Homo abilis Kenia 2,2 milioni
Gola di Olduvai manufatti Tanzania 2 milioni
Bimbo di Tuang Sud Africa 2 milioni
Australopitecus robustus Sud Africa 1,8 milioni
Homo Erectus Africa e tutti i continenti 1,7 milioni a 200 mila anni
Australopitecus boisei Kenia 1,5 milioni
Uomo di Neanderthal sapiens Europa 120 mila anni fa
Uomo di Cro-Magnum sapiens sapiens Europa 45 mila anni fa


Questi ultimi i Sapiens sapiens, sono i nostri diretti progenitori.





I paleoantropologi e gli studiosi perdoneranno questa mia esposizione azzardata, veloce e approssimativa, ma la mate­ria è tanto affascinante che non può essere resa pedante­mente esatta in ciascuna sua data e nomenclatura. Coloro che si sentiranno contagiati da questa passione che a me avvince, non mancheranno di approfondire la mate­ria per proprio conto per poter esattamente vagliare ogni circostanza.






Luciano Fraschetti

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